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El Alma del Cannabis: Filosofia e spiritualità unite nella pianta

Introduzione: Una mirada más allá del uso ricreativo
A lungo nei secoli, il cannabis è stata utilizzata da diversi popoli e culture non solo come medicina o con finalità ricreative, ma anche come canale di connessione con il divino, con l'universo e con l'anima. In questo articolo proponiamo un viaggio filosofico e spirituale attraverso l'esistenza della cannabis, esplorando il suo profondo simbolismo, il suo ruolo nelle pratiche mistiche e la sua capacità di aprire nuove coscienze.

Più che una pianta, la cannabis può essere comprendido come una presenza, un'entità vegetale che ci invita al silenzio interiore, alla contemplazione e all'abbandono del ser. Non parla con le parole, ma comunica con le vibrazioni, con gli stati d'animo e con le sane espansioni della mente.

La cannabis come strumento spirituale
Nelle tradizioni ancestrali dell'India e dell'Africa, fino ai rituali camamentali delle Americhe, la marihuana viene utilizzata come sacramento, come elemento di unione tra il terreno e il sacro. Si consuma nei templi, si mescola con altre erbe in cerimonie di guarigione o si consuma in momenti di profonda introspezione.

L'esperienza spirituale con la cannabis non si riduce a un "colocare". Implica un'immersione interiore, uno stato alterato di coscienza che può rivelare verdetti oculati, promuovere intuizioni filosofiche e permettere un contatto più diretto con il presente. In questi stati, ci invitano a percepire il mondo con altri occhi - occhi che si trovano più in là della forma, più in là del percorso, più in là della materia.

La filosofia del sentire: l'anima in movimento
Nell'ambito della filosofia, specialmente Nei suoi orientamenti esistenzialisti e fenomenológici, si parla molto dell'esperienza viva, del "ser" nella sua totalità, del "qui e ora". La cannabis, se utilizzata con coscienza, ci porta proprio a questo stato: la presenza assoluta.

Ci obbliga a desacelerare, a prestare attenzione ai dettagli, a respirare più profondamente. Ci invita a interrogarci su ciò che è reale, ciò che è essenziale, ciò che è vero. Ed è proprio in questo spazio filosofico, quello del pensare e del sentire, che si rivela l'alma della cannabis.

L'alma non è un oggetto mistico in senso superlativo. Può essere inteso come l'esistenza di una pianta, la sua vibrazione energetica, il suo arquetipo. È quello che Carl Jung chiamava un simbolo vivo: un oggetto che parla alla psiche in modo profondo, desertificando memorie ancestrali e sentimenti che non si riesce sempre a nominare.

L'alma della pianta, l'alma del ser
Quando si usa la cannabis con riverenza e intenzione, molte persone riferiscono una sensazione di connessione con qualcosa di più grande - con la natura, con il cosmo, con Dios, con il proprio alma. Questa esperienza non dipende da una religione, ma da un'apertura interiore. La pianta, in questo contesto, agisce come un parapetto della coscienza: mostra ciò che è nascosto, amplia ciò che è inutile, illumina ciò che deve essere visto.

Per questo motivo, molti filosofi contemporanei stanno iniziando a guardare agli enti genetici con maggiore attenzione. Si sta formando un nuovo paradigma, in cui lo spirituale e il filosofico non si escludono, anzi si incontrano. E la cannabis, simbolo di questa nuova era della coscienza, occupa un posto centrale in questo dialogo.

Riflessioni finali: un appello alla presenza
Se l'alma della cannabis esiste, non sta nelle sue teste o nei suoi fiori, ma nella relazione che abbiamo con lei. È nella forma in cui ci abbattiamo sulla sua sabiduría silenciosa. È nel rispetto, nell'ascolto, nell'intenzione.

Non si tratta di usare la pianta. Si tratta di smettere di mangiare da lei.

È un invito a guardare la cannabis con maggiore profondità, presenza e coscienza. A vederla non solo come un riferimento esterno, ma anche come una compagna spirituale e filosofica nel cammino verso l'autoconocimiento.

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